Primo Levi. Miti d’oggi di Bruno Osimo, Ed. Francesco Brioschi

Primo Levi. Miti d'oggi di Bruno Osimo

La lettura con cui iniziamo questa settimana è davvero particolare, un libro difficile da definire. Quello di Bruno Osimo, infatti, è una sorta di esperimento, un gioco amaro attraverso il quale l’autore – nato in una famiglia ebraica laica – mette a confronto il linguaggio moderno con la tragica realtà di Auschwitz.

L’idea è originale e l’intento meritevole. Osimo, infatti, cerca di scuoterci, di svegliare le coscienze quasi anestetizzate che contraddistinguono oggi molte persone e lo fa mettendo a confronto termini stranieri ormai di uso comune con le parole di Primo Levi. Il risultato è di forte impatto.

L’autore ci ricorda che oggi il logo è un marchio che mostriamo con orgoglio, un’etichetta che serve a far notare ciò che possediamo, eppure “[…] questo è il marchio che si imprime agli schiavi e al bestiame destinato al macello, e tali voi siete diventati” (I sommersi e i salvati).

Ancora ci parla di outfit, dell’importanza data agli abiti, anch’essi oggi un mezzo per esprimere personalità e potere, per poi ricordarci che “[…] Si ricevono i vestiti e le scarpe “nuovi” intorno a cui bisogna adoperarsi con rapidità e diligenza per adattarli alla propria persona” (Se questo è un uomo).

Sono tanti altri i confronti tra nuovo e vecchio che ci vengono presentati, diet coke, briefing, delivery, engagement, fiction e potrei continuare… Per ognuno di essi, una corrispondente citazione di Levi e una riflessione, parole che colpiscono e feriscono come una lama, ma che hanno l’innegabile merito di farci riflettere su ciò che è accaduto, di ricordarci che non bisogna dare nulla per scontato, ma anzi restare sempre vigili, affinché certe cose con ricapitino… Oggi più che mai! Disponibile su Amazon.

Un po’ di tempo in più di Andrea Bagnulo, Ed. Robin

L’appartenenza è più della libertà. È abitare in qualcosa più grande di te. […] E io appartengo a un popolo a cui tutto questo per troppi anni è stato negato.

Quanto si è letto già sull’olocausto e quanto è necessario che se ne parli ancora, perché certe cose non accadano più? Vicende che colpiscono al cuore e lasciano un senso di tristezza e di rassegnazione per ciò che è successo, ma anche per la paura che la storia possa ripetersi.

Quello di Andrea Bagnulo è un romanzo che affronta proprio questo doloroso tema, ma lo fa con una delicatezza e uno stile poetico che, pur non potendo cancellare il passato, permette di guardare al futuro con un sorriso. L’amore, in tutte le sue accezioni, è la chiave giusta e l’autore ce lo mostra con una storia toccante.

Elena e Vinicio sono le voci narranti di questo libro – un diario a più mani, in verità – che spazia tra presente e passato per svelarci, pagina dopo pagina, gli eventi trascorsi e i segreti celati per troppi anni, l’incontro di sguardi ma anche la scoperta della verità, la guerra di ieri e la vita di oggi. È un ricostruire ciò che accaduto a partire dagli avi, un ritrovare i veri nomi, la vera identità e il senso di appartenenza…

Un romanzo intenso e un po’ malinconico come la musica che lo pervade, che lascia una traccia profonda ma piena di speranza.

Disponibile su Amazon.

Fishke lo zoppo di Mendele Moicher Sfurim, Ed. Marietti 1820

Di recente, mi capita spesso di vedere in giro, acclamati e consigliati da tutti, romanzi umoristici inglesi. Lo confesso, a me non dicono nulla! Dopo svariati tentativi, ho accettato il fatto che non fanno per me, li trovo banali (e pure noiosi!); al contrario, mi piace molto l’umorismo ebraico, che semplice umorismo non è mai.

Questo romanzo ne è un grande esempio e mi ha fatto sorridere tanto, per l’ironia contenuta e per le scene a tratti surreali – almeno per noi che abbiamo concezioni diverse – descritte in modo così vivido.

Per vari capitoli Fishke, pur essendo il protagonista, compare solo di sfuggita e a farci compagnia sono reb (equivalente di signore) Alter e reb Mendele che, grazie a un incontro (scontro, per la verità) fortuito, iniziano a parlare e decidono di proseguire insieme per un po’. Parte così, tra una chiacchiera, un affare e un pettegolezzo, il percorso che li porterà a incontrare anche Fishke e conoscere le sue tante disavventure.

Cosa troviamo in questo romanzo? La perfetta descrizione della vita e della mentalità degli ebrei poveri e di tutti coloro che hanno scelto l’elemosina come mezzo di sussistenza; i trucchi e i sistemi adottati per ottenere qualcosa, perfino sfruttando le deformità e i difetti fisici per suscitare pena e guadagnare di più; i matrimoni combinati e la vita familiare, con l’ospitalità dovuta a tutti; la ricerca costante del buon affare ma anche le ostilità tra mendicanti, i soprusi, gli spostamenti lenti tra un luogo e una altro… E, in ciascuna di queste descrizioni, l’ironia (o meglio, l’auto-ironia) che le accompagna, ben sottolineata dall’autore in ogni occasione, dal primo scontro tra i due co-protagonisti all’inatteso epilogo.

I personaggi sono perfettamente delineati, vivi davanti agli occhi del lettore, che non può che sorridere per i sotterfugi adottati, spiacersi per i guai di Fishke ma anche giudicare la sua resistenza al cambiamento e l’innato vittimismo.

Un libro piacevolissimo e particolare, molto diverso dai tanti in circolazione al momento.

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