La lettura con cui iniziamo questa settimana è davvero particolare, un libro difficile da definire. Quello di Bruno Osimo, infatti, è una sorta di esperimento, un gioco amaro attraverso il quale l’autore – nato in una famiglia ebraica laica – mette a confronto il linguaggio moderno con la tragica realtà di Auschwitz.
L’idea è originale e l’intento meritevole. Osimo, infatti, cerca di scuoterci, di svegliare le coscienze quasi anestetizzate che contraddistinguono oggi molte persone e lo fa mettendo a confronto termini stranieri ormai di uso comune con le parole di Primo Levi. Il risultato è di forte impatto.
L’autore ci ricorda che oggi il logo è un marchio che mostriamo con orgoglio, un’etichetta che serve a far notare ciò che possediamo, eppure “[…] questo è il marchio che si imprime agli schiavi e al bestiame destinato al macello, e tali voi siete diventati” (I sommersi e i salvati).
Ancora ci parla di outfit, dell’importanza data agli abiti, anch’essi oggi un mezzo per esprimere personalità e potere, per poi ricordarci che “[…] Si ricevono i vestiti e le scarpe “nuovi” intorno a cui bisogna adoperarsi con rapidità e diligenza per adattarli alla propria persona” (Se questo è un uomo).
Sono tanti altri i confronti tra nuovo e vecchio che ci vengono presentati, diet coke, briefing, delivery, engagement, fiction e potrei continuare… Per ognuno di essi, una corrispondente citazione di Levi e una riflessione, parole che colpiscono e feriscono come una lama, ma che hanno l’innegabile merito di farci riflettere su ciò che è accaduto, di ricordarci che non bisogna dare nulla per scontato, ma anzi restare sempre vigili, affinché certe cose con ricapitino… Oggi più che mai! Disponibile su Amazon.