Appuntamento ignoto di Fabio Rennani, Ed. Mursia

Appuntamento ignoto di Fabio Rennani

Roma, le nove di una sera novembrina, la manager Adele Conti saluta il marito ed esce per una (presunta) passeggiata con un’amica. Non farà più ritorno.
Il ritrovamento del suo cadavere, poco lontano da casa, darà l’avvio alle indagini dell’ispettore Claudio Innocenti, coadiuvato dalla criminologa Patrizia Valle.

Non aggiungo altro sulla storia, non potendo svelare ciò che accade per non rovinarvi la lettura. Mi soffermo invece sullo stile e sugli aspetti generali del romanzo, che ho davvero apprezzato.

Rennani ha una penna incisiva eppure semplice, che coinvolge e permette al lettore di seguire con facilità i complicati eventi descritti. L’intreccio, infatti, è molto articolato e ogni volta che si pensa di aver capito qualcosa, le situazioni cambiano e assumono nuove sfumature e significati diversi.

Ogni persona interrogata ha qualcosa da nascondere, che si tratti di tradimenti o di corruzione, di relazioni segrete o di vizi perversi, tutti indossano una maschera, perfino la stessa vittima. Vite celate dietro un velo di apparente normalità, che renderanno difficile scoprire l’assassino… Forse perché, in fondo, colpevoli di qualcosa lo sono tutti.

Ho apprezzato la figura dell’ispettore Innocenti, forse un pochino stereotipato per certi aspetti (bello, bravo e tenebroso) ma ricco di umanità, con i dubbi e i timori di un uomo qualunque. Per la criminologa mi sarebbe piaciuta una maggiore caratterizzazione e un maggior peso nelle indagini ma, da piccoli dettagli, credo che l’autore voglia farla crescere nel prossimo libro della serie, che non vedo l’ora di leggere!
Il romanzo è disponibile su Amazon.

Andremo a mietere il grano di Lilli Luini, Ed. Il Vento Antico

Mary, alla vigilia dei sessant’anni, viene avvisata che sua madre sta per morire. La donna è affetta da demenza senile e la certezza di non essere riconosciuta è ciò che la convince a tornare in quel paesino italiano da cui manca da quarant’anni. Nonostante il tempo trascorso, certe ferite sono ancora aperte e la certezza dell’impossibilità di un confronto con lei le darà la forza di partire per stare accanto a Titti, l’amata sorella minore.

La vicenda si snoda su più piani temporali, tra il 2017 e gli anni Sessanta, e ci racconta non una ma mille vite.

Tanti gli elementi che costituiscono lo splendido intreccio, elementi che la Luini ha mescolato in un insieme organico e coinvolgente, che cattura.
C’è la vivace vita di paese, all’apparenza bella e piacevole ma che nasconde ipocrisia, segreti e cattiverie. Ci sono il razzismo e i tanti pregiudizi, non solo verso chi viene da lontano, ma contro qualsiasi cosa che sia diversa dal “si è sempre fatto così”, fosse anche solo un lavoro insolito. C’è l’amore incondizionato di un uomo che per sua moglie è pronto a trascurare anche le figlie e c’è il disprezzo – persino poco mascherato – di lei nei suoi confronti. C’è una madre incapace di amare le sue tre bimbe perché schiava anch’essa dei pregiudizi e di una forma di sudditanza psicologica. Ci sono anche cose belle, però: l’amore puro e disinteressato, il legame tra sorelle e con i nonni…

Più di tutto, però, c’è una forma di incomunicabilità, una totale assenza di ascolto che ferisce, umilia e fa sentire impotenti e inutili, nonostante i tanti anni trascorsi, i viaggi, i successi personali e professionali, per Mary o nonostante i sacrifici e le rinunce fatte per sentirsi degni di amore, per Titti.

Un po’ giallo, un po’ noir, un po’ dramma familiare, la Luini – della quale avevo già apprezzato Qui i fiori non crescono, di cui vi avevo parlato qui – conferma con questo libro la sua bravura e la grande sensibilità.
Senza alcun dubbio, uno dei romanzi più belli che ho letto quest’anno!
Lo trovate su Amazon.

I demoni di Urbino. La moglie del capitano di Pasquale Rimoli, Ed. La Ruota

Torno, dopo qualche mese (trovate qui La figlia del maresciallo), a parlarvi della trilogia di Pasquale Rimoli, che con il secondo volume ci fa fare un salto indietro nel tempo.

La moglie del capitano, infatti, ci mostra eventi antecedenti rispetto a ciò che è accaduto nel primo libro e, oltre al capitano Sesti, ci presenta da vicino sua moglie Sara. In questo romanzo, le vicende personali sembrano prevalere sull’aspetto investigativo, ma è solo apparenza… Tutto è invece correlato in modo imprevedibile e si scoprirà il vero volto di alcune persone.

Con un’indagine che tocca temi difficili – si parla di tradimenti, coppie aperte e strani rituali – il romanzo mi ha piacevolmente sorpresa, per la storia originale e l’intreccio ben costruito. La vicenda è indipendente dal primo volume ma, allo stesso tempo, presenta collegamenti che troveranno conclusione nell’ultimo libro della trilogia.

Ho apprezzato molto, oltre all’occhio attento per le descrizioni artistiche e storiche, anche la caratterizzazione dei personaggi, che acquisiscono maggior spessore e personalità. Non vedo l’ora di leggere il capitolo finale, per avere tutte le risposte!

Il libro è disponibile su Amazon.

I demoni di Urbino. La figlia del maresciallo di Pasquale Rimoli, Ed. La Ruota

Urbino, notte di Halloween, un brutale omicidio sconvolge la vita della tranquilla cittadina e il capitano dei carabinieri Matteo Sesti avvia le difficili ricerche del colpevole.

Si apre con questo romanzo la trilogia I demoni di Urbino, un giallo dalle tinte noir che cattura fin dalle prime battute. L’omicidio sembra essere solo l’inizio della macabra vicenda che vede coinvolto il piccolo centro marchigiano, mentre eventi raccapriccianti si celano dietro un’apparente normalità. Luci che vagano nei cimiteri, simboli oscuri e strani rituali costringono il capitano Sesti – appena rientrato in servizio dopo una lunga assenza dovuta a motivi personali – a buttarsi a capofitto in un’indagine che lo tocca molto da vicino e che coinvolge persone insospettabili.

Al giallo si contrappongono le vicende personali dei protagonisti, con l’intera gamma di emozioni umane. Ci sono amore, desiderio e amicizia, gelosia e vendetta, rimpianto e voglia di ricominciare.

Ho apprezzato davvero molto l’esordio di Rimoli perché, nonostante qualche ingenuità nell’intreccio, ha dato vita a un romanzo coinvolgente e ben strutturato.
Lo stile è semplice e diretto, ma curato e non banale. Ho apprezzato molto anche l’ambientazione, ricca di dettagli e con un occhio attento anche all’arte e alla storia; sembra quasi di passeggiare per le vie della cittadina insieme ai protagonisti, di visitare con loro il Palazzo Ducale e ammirare le opere che vi si trovano.
Una lettura coinvolgente, non vedo l’ora di scoprire il seguito!

Disponibile su Amazon.

Un amico nei guai per Jack Rubino di Andrea Raguzzino, Ed. Jack

Siamo nella New York degli anni ’80 e Jack, investigatore privato un po’ sui generis, viene inaspettatamente coinvolto nella strana indagine che vede protagonista il suo vecchio mentore. Il facile e lucroso compito che gli viene assegnato – consegnare un messaggio – lo trascinerà in una storia dai risvolti molto più complessi del previsto.

Ho apprezzato questo giallo fin dalle prime righe, perché Raguzzino è riuscito a ricreare perfettamente l’atmosfera newyorkese dell’epoca: il personaggio scanzonato ma con una certa onestà di fondo, la politica e i giochi di potere, i gorilla e le scazzottate, tutti elementi ben delineati e coesi che trasportano il lettore nel 1982. La Grande Mela, all’epoca, non era una città molto tranquilla (ma oggi, è così diversa?) e Raguzzino ne dipinge l’immagine con le sue parole. Al di là del periodo diverso, il suo romanzo mi ha riportato un po’ al Philip Marlowe di R. Chandler.

L’indagine si sviluppa in soli due giorni, ma sono due giorni così intensi e con un ritmo tanto incalzante che si fa fatica a rendersene conto. Perché Camaleone ha ucciso a sangue freddo? Qual era la colpa della vittima? Quali strani meccanismi si sono in messi in moto, dopo l’omicidio?

Un intreccio ben costruito e ricco di umorismo; un giallo che trasmette una sensazione di allegria e, nello stesso tempo, di disincanto; un noir, infine, perché l’epilogo lascia un po’ di amaro in bocca, ma ricalca perfettamente la realtà, non sempre giusta.

Un romanzo piacevolissimo, con un protagonista ironico e umano, con qualche pregio e molti più difetti… Umano, appunto! Un investigatore che spero di ritrovare presto in una nuova avventura.

Avete visitato New York? Vi piacciono i romanzi con questa ambientazione e spostati un po’ indietro nel tempo?

Red River. Che fine ha fatto Warren Hammond? di luca Luca Sosena, Ed. Il Vento Antico

Arkansas, è il 1955 quando Martha Hammond si reca dallo sceriffo Ferguson per denunciare la scomparsa del marito, sparito senza lasciare traccia.
Il suo cadavere ricomparirà quindici anni dopo, sulla scena di altri delitti ma, nemmeno stavolta, le indagini riusciranno a fare luce sulla vicenda. Bisognerà aspettare il 1985 per scoprire la verità.

Una storia lunga trent’anni, quella che ci racconta Luca Sosena, trent’anni che ci sembra di sentir scorrere sulla nostra pelle, grazie alla sensazione di essere trasportati in Arkansas e di assistere di persona agli eventi che coinvolgono Ferguson, Dixon, Glover e gli altri protagonisti della vicenda.

L’autore, infatti, ricrea con incredibile precisione l’epoca descritta, non solo nelle ambientazioni ma anche nella quotidianità, con le ingiustizie sociali, il razzismo diffuso e la malcelata sopportazione nei confronti delle persone di colore che, solo su carta, godevano di diritti ed erano equiparati agli altri.
Personaggi ben caratterizzati completano un quadro d’insieme così ben delineato che al lettore sembrerà di veder scorrere un film, più che leggere un libro.

Un noir che, con un linguaggio semplice ma mai banale, tratteggia una vicenda fin troppo realistica, che è plausibile sia capitata più volte anche nella realtà.
L’interessante epilogo ci svelerà – seppur dopo trent’anni – cos’era davvero successo a Warren.
Una storia che cambierà, probabilmente, il significato che date alla parola giustizia.

Il 1955 non è poi così lontano e fa male pensare che, ancora oggi, ci siano moltissimi episodi di intolleranza verso gli stranieri.

Il vizio della solitudine di Raul Montanari, Ed. Baldini+Castoldi

Avendo già letto, in passato, altri romanzi di Montanari, avevo grandi aspettative per questo libro, aspettative più che soddisfatte!

Nella trama leggiamo di un ex ispettore, di omicidi, esecuzioni e subito pensiamo: “è un giallo” ma, seppur non del tutto errato, pensarlo sarebbe quanto meno riduttivo.
Il romanzo, infatti, al di là dell’intreccio più o meno poliziesco, della presenza di investigatori, pistole, omicidi e pedinamenti, è un noir che apre a una riflessione importante: conta di più rispettare la legge oppure perseguire la giustizia?

La domanda potrebbe sembrare senza senso, ma così non è. Quante volte, ascoltando l’esito di un processo al TG, siamo rimasti delusi dalle pene inflitte o, addirittura, da assoluzioni che non condividevamo?

Ennio Guarneri, uomo solitario e malinconico, è ormai un ex ispettore quando il conflitto tra legge e giustizia torna, inaspettatamente, a sconvolgere la sua esistenza. Il drammatico evento coincide con il momento, inaspettato, in cui qualcosa di bello sembra essere giunto a interrompere la sua quasi totale solitudine. La routine monotona e priva di slanci, infatti, aveva fino a quel momento, un unico incredibile svago: gli incontri con la vecchia maestra per rifare, in un solo anno, tutte le elementari!

Di colpo, però, tutto cambia, con due incontri opposti: quello con Greta, che riporta la gioia nella sua vita e quello con Velardi che, al contrario, sembra portare solo morte e dubbi.

Un noir profondo e intenso, che ci mette di fronte a un grave e attualissimo problema (di cui non vi ho, volutamente, parlato 😉). Cosa deciderà Guarneri? Verso quale lato penderà la bilancia? Riuscirà a scegliere tra ciò che sa essere illegale e ciò che condivide e ritiene giusto?

Ho davvero apprezzato questo romanzo e i suoi protagonisti. Se Guarneri è un personaggio particolare, Velardi non è da meno, con il suo pragmatismo, il controllo della situazione e la sua salsa di soia sempre in tasca! Lo confesso, spero di ritrovarli insieme, in un nuovo romanzo.

Il passato è dispari di Eros Bellistracci, Ed. Le Mezzelane

I numeri dispari mi fanno lo stesso effetto di un quadro storto alla parete, devo metterlo a posto.

Un libro può piacere per tanti motivi: per l’intreccio avvincente, perché il/la protagonista ci piace, per lo stile narrativo dell’autore, perché l’edizione è bella e curata e così via.
Il passato è dispari, però, mi ha catturata immediatamente per tutti questi motivi ma, ancora di più, per un qualcosa che non so spiegare. L’ho sentito “mio” dalla prima riga, al di là della storia, perché è scritto proprio nel modo in cui mi sarei aspettata di leggerlo, come avrei voluto/potuto scriverlo io stessa, se fossi capace di scrivere un romanzo.

La trama dà un’idea molto vaga di ciò che questo libro racconta, perché la storia descritta non è solo un noir e non è nemmeno semplicemente un giallo, come si potrebbe pensare. È la vita stessa che viene narrata, nei suoi eventi tragici ma anche in quelli giocosi, nell’innocenza dei ragazzi e nelle dure battaglie degli adulti, nei segreti, nell’amicizia, nel sesso, nella morte.

Matteo Molinari, uomo complesso e combattuto, ha molte piccole manie e un passato che ancora tanto passato non è. Tra un’indagine e una notte di sesso, un’uscita a quattro e una discussione col commissario, l’ispettore – lontano dallo stereotipo del personaggio bello e di successo, eppure umano e reale (reale e non realistico) – tira le fila della propria vita, riuscendo infine a “mettere in pari” pendenze che aspettavano da troppo tempo.

Narrazione che alterna presente e passato, trama avvincente e ben costruita, stile narrativo che ho adorato (si, lo so, l’ho già detto!), fanno di questo romanzo una graditissima scoperta. Mi piacerebbe poter dire di più, parlare del realismo nelle descrizioni, delle perfette immagini evocate quando racconta le prime cotte o l’amicizia tra i ragazzi, della sensazione concreta dello scorrere del tempo… Ma sono tanti piccoli dettagli che rendono questo libro così bello, che posso solo consigliarvi di leggerlo!

La locanda dei lupi di Marcello Freddi, Ed. CaRoL Books

Il giorno in cui scomparve dalla faccia della terra, Osvaldo Dal Piàz si svegliò alle cinque della mattina. Era ormai l’inizio di novembre e a Lante il cielo cominciava un palmo oltre la soglia di casa, concedendo pochissima visibilità. Tutto ancora taceva.

Inizia così l’intrigante noir di Marcello Freddi che, ispirandosi a una storia vera, crea un romanzo che cattura fin dalle prime righe e in cui la suspense aumenta capitolo dopo capitolo.

L’autore gioca con le parole e i fatti, introducendo nuove ipotesi non appena il lettore inizia a fare supposizioni e rimescolando, di continuo, le carte in gioco.

Bello e lineare lo stile, veloci e brevi i capitoli che danno la netta percezione di un aumento del ritmo man mano che si va avanti. Molto interessanti le citazioni e gli articoli, quel “detto, non detto” che instilla nuovi dubbi e spinge a proseguire velocemente nella lettura.

La trama, apparentemente quella di un semplice giallo, rivela invece un intreccio molto più complesso, dove ai timori primordiali si mescola il senso di giustizia del capitano Mazzaro e del brigadiere Paolini; dove all’iniziale senso di comunità e fratellanza che sembrano pervadere il piccolo paese di Lante, subentra l’interesse personale; dove giochi di potere e convenienza sembrano stravolgere ogni cosa ed essere più importanti della verità.

Ma qual è, infine, questa verità? Che fine hanno fatto Osvaldo e gli altri viandanti? Mazzaro riuscirà a risolvere il mistero?

Un finale inatteso e spiazzante, sicuramente il noir più originale che ho letto di recente!

La casa al civico 6 di Nela Rywikovà, Ed. Le Assassine

Ostrava (Repubblica Ceca), città del carbone, del ferro e dell’acciaio, delle miniere e delle industrie pesanti, ora chiuse o riconvertite. In via U Trati 6, ultimo condominio rimasto, in attesa della demolizione, si perdono le tracce di Martin Prchal ed è da qui che un giovane detective, Adam Vejnar – capitato sul caso per pura combinazione – cerca di ritrovarne le tracce.

Quel palazzo è un luogo che non dovrebbe nemmeno più esistere, senza una vera strada che porti all’ingresso; l’ultima spiaggia per gente che non ha più nulla, né si aspetta altro dalla vita. Alla polvere grigia si aggiungono le finestre murate, il cattivo odore causato da escrementi di piccioni, carogne di piccoli animali e chissà che altro, creando un ambiente malsano e inquietante, per chi ci vive, per chi lo frequenta saltuariamente e anche per lo stesso lettore.

Nonostante le premesse, però, questo romanzo, più che un giallo classico, è un doloroso affresco, quello di un’umanità allo sbando, persone che non hanno più nulla da perdere e che hanno rinunciato al futuro, che rimpiangono addirittura il comunismo che, pur togliendo loro ogni libertà, li rendeva tutti uguali e, soprattutto, toglieva loro ogni responsabilità: “E che cosa ti mancava? Che cosa ti mancava? Adesso tremi per la paura di perdere il lavoro e il tetto sopra la testa. Questa democrazia mi fa schifo, non posso comprarci niente.”. Col “sistema occidentale” bisogna impegnarsi per ottenere ciò che si vuole e allora, non è forse più facile abbandonarsi al vittimismo, fingere di non vedere ciò che ci succede intorno e cercare scorciatoie per raggiungere i propri obiettivi?

Con Kieczko e Matuševičová, la Vranovská e Štech, l’autrice ci mostra i lati peggiori dell’essere umano, dei falliti convinti di essere vittime del sistema, il cui unico scopo è pensare a se stessi. Prchal, ormai sparito nel nulla, rappresenta, al contrario, la speranza nel futuro, la voglia di cambiare le cose, il rispetto per legge.
Ma può un uomo solo interrompere il perverso meccanismo che ha intrappolato gli abitanti del condominio al civico 6?

Davvero un bel romanzo, un noir più che un giallo non tanto per il finale, quanto per le atmosfere. Non conoscevo l’autrice, ma spero di poter presto leggere altri suoi libri.

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