Multi-intervista a Elisa Franchi

La multi-intervista è un’idea nata su Instagram e si differenzia dall’intervista classica perché le domande arrivano da più persone (altri autori, lettori, semplici curiosi, ecc.). Maggiori dettagli sull’idea nel post dedicato.

Che cosa non deve mancare nella tua cassetta degli attrezzi?

Carta e penna! Scrivo sul mio quadernone rosa: la struttura del libro, le schede dei personaggi, la scaletta di ogni capitolo, le frasi che butto giù di getto. Ho anche un quaderno più piccolo da tenere in borsa per “le evenienze” e una serie di penne colorate che uso per evidenziare le parti in base alla loro importanza. Se mi mettessi davanti al computer senza un’idea già pianificata sul mio quaderno, so che potrei fare errori: come incongruenze nella storia, sviste sulle caratteristiche fisiche dei personaggi o peggio mancare le tempistiche. Per un thriller sarebbe un disastro!

Amo molto il genere thriller. Mi piacerebbe sapere se hai seguito dei corsi di scrittura creativa incentrati su questo genere ed eventualmente quali.

No, non ho seguito nessun corso di scrittura creativa. Da quando sono giovane ho divorato tantissimi libri, non solo thriller, ma anche gialli, visto che i generi sono “imparentati”. Poi seguo molto i casi di cronaca nera, generalmente quelli americani e ho letto libri di formazione tecnica sul genere, l’ultimo è stato: “Corpi del delitto. Scienze forensi e criminologia a uso di scrittori e appassionati di cronaca nera” di Michele Frisia.

Hai una sorta di “rituale creativo” prima di iniziare a scrivere?

Diciamo di sì, perché se non mi sento a mio agio, non riesco a scrivere. Quando sono a casa, devo preparare il mio adorato quadernone rosa, le mie penne, accendere il PC e tenere a portata la teiera! Scrivere è un momento di relax solo per me: mi estraneo dal mondo reale per entrare nel mio personale, fatto di personaggi immaginari, luoghi che non ho mai visitato, ma che appaiono nitidi nella mia mente.

Se dovessi recensire i tuoi libri, quali i punti di forza e quali le aree di miglioramento?

Bella domanda! Io recensisco libri di altri autori e, in tutta onestà, non riesco a essere così oggettiva con i miei. Dovrò lavorarci su, perché un occhio critico è molto importante. I punti su cui ho prestato molta attenzione e su cui ho ricevuto feedback positivi dai lettori sono: la fluidità del testo, l’originalità della trama e le descrizioni equilibrate, né troppo lunghe che rischiano di annoiare, né troppo sbrigative che non coinvolgono il lettore. Non amo i libri che non scorrono, se devo leggere una frase più volte per comprenderne il significato, mi sale il nervoso. Le storie possono essere più o meno banali, credo che l’importante sia come vengano presentate e le emozioni che trasmettono, ma preferisco, se possibile, evitare i cliché. Aree di miglioramento? La punteggiatura, che per ora mi sta correggendo l’editor/correttore di bozze, imparare a scrivere capitoli più corti e forse mescolare meno generi, perché la base dei libri è il thriller, ma nelle storie si evincono anche: il romance, l’avventura e, nel secondo libro di Gaia Parsifal, un pizzico di paranormale.

A quale tipologia di lettore credi siano maggiormente diretti?

La protagonista, Gaia, è una ragazza di 28 anni che racconta le sue vicissitudini in prima persona. Per tale motivo ero certa che il libro fosse destinato prevalentemente al genere femminile, ma con mia piacevole sorpresa è stato apprezzato anche dagli uomini, forse per le parti di suspense e avventura inseriti nella storia. Ho scritto il racconto in modo tale che potesse essere letto anche dai ragazzi, senza scene erotiche esplicite o parti macabre, ma credo che sia più indicato a un pubblico adulto, anche perché sono inseriti in modo più o meno velato riferimenti a personaggi, film e canzoni degli anni ’80 con cui sono cresciuta e che un lettore troppo giovane non può cogliere, ma che sicuramente accendono una lampadina o sbloccano un ricordo in coloro che come me, hanno circa 40 anni.

Quando scrivi un libro, è tutto già completo nella tua testa oppure la storia si crea mano a mano?

In realtà non proprio… Ho ben chiari solo l’inizio e la fine. Definisco quasi subito i punti salienti della storia, per evitare di non riuscire ad “agganciarmi al finale” e poi creo man mano che scrivo, tutto quello che c’è “nel mezzo”. Cambio idea tantissime volte! Può capitare che un personaggio, che a inizio libro aveva una certa personalità, evolva poi in maniera differente. Per questo motivo sono fondamentali le schede del personaggio: così posso correggere le incongruenze qualora decidessi di apportare certi cambiamenti. C’è chi consiglia di scrivere prima la sinossi, del libro stesso, così da avere tutto pronto sin dall’inizio. Io non lo farei mai: voglio lasciare libero spazio alle idee. Certamente una base ci deve essere, se no si rischia di perdere il filo.

Quanto è difficile scrivere un thriller che sappia anche sorprendere sul finale?

Abbastanza! Il mio segreto è: non avere fretta. Non mi metto mai una data di scadenza del libro: se l’idea è buona, la mando avanti, se rischio di cadere nella banalità, piuttosto lascio perdere. Prima o poi la strada giusta si trova, bisogna avere pazienza e trarre ispirazione da tutto ciò che ci circonda. Quando sono nella fase clou del libro, evito di leggere altre storie, per non farmi influenzare dagli altri autori.

Da dove prendi ispirazione e idee per i thriller? Come ti viene l’ispirazione?

Da una frase che ho sentito, dalla scena di un film che mi piace, da un luogo che ho visto in qualche immagine. Gaia è nata da una frase di mia cugina che, mentre trafficava con la sua trousse di trucchi, disse: “il mio kit di sopravvivenza”. Da lì ho pensato a un personaggio fashion, amante della moda, ma che poi evolve sulla base delle avventure che vive. Un altro spunto è nato dai libri di Ken Follett: lui narra diverse storie che, “magicamente”, in un punto del libro si fondono insieme. Non potendo e non volendo copiare la stessa struttura, ho pensato di costruire qualcosa di simile, ovvero creare diverse vicende che si incrociano su di un unico personaggio: la protagonista, Gaia Parsifal. Per le parti di azione, suspense e strettamente legate al genere thriller, mi ispiro molto alle storie di cronaca nera, perché purtroppo molto spesso, la realtà supera di gran lunga la fantasia!

In quale genere letterario si inscrivono le tue opere?

I primi due libri che ho scritto, che vedono come protagonista Gaia Parsifal, sono Thriller. Il terzo libro, uscita prevista per giugno, sarà un Giallo. Sono due generi legati tra loro, perché il genere Thriller deriva proprio dal Giallo. Purtroppo mi è capitato di sentire persone che associano il Thriller all’Horror, ma sono due generi completamente differenti e questa confusione credo sia dovuta dalle presentazioni fuorvianti di alcuni film alla TV. È vero che alla base del Thriller e dell’Horror ci sono sempre la tensione, la suspense e la paura, ma sono presentati e vissuti dal lettore, in maniera completamente diversa. Nel genere Thriller, le emozioni vengono generate a livello psicologico, sulla base degli eventi che creano uno stato di tensione. Nell’Horror, invece, il fattore principale è quello visivo: la paura viene sapientemente creata attraverso descrizioni e immagini. I Thriller derivano dai Gialli, perché in entrambi i casi le storie sono incentrate su un crimine commesso o subito. Piccola curiosità: il termine “Giallo” esiste solo in Italia e prende questo nome dal colore delle copertine della collana Mondadori!

Ti rivedi più nella parte forte o nella indifesa di Gaia?

Mi piacerebbe rispondere: mi rivedo solo nella parte forte di Gaia, ma non è così. Sicuramente con Gaia ho in comune la determinazione per raggiungere gli obiettivi, senza mai scendere a compromessi. Ma le debolezze sono intrinseche in ognuno di noi e, potendo vivere le stesse avventure di Gaia, credo che la mia parte “indifesa” verrebbe a galla. Nella vita quotidiana, mi sento forte, ma a volte alcune situazioni possono far traballare anche la persona più resistente che esista. Diciamo che ho una buona resilienza!

Quanto c’è di te nella protagonista, a livello caratteriale e fisico?

Onestamente ho provato a non far trapelare molto di me nel personaggio di Gaia, ma qualcosa è fluito lo stesso! Gaia ha un fisico longilineo ed esteticamente mi ricorda me alla sua età: bionda, minuta, l’unica differenza è che io non amavo e non amo essere molto appariscente. A livello caratteriale abbiamo in comune la determinazione, l’ostinazione, la voglia di far bene il nostro lavoro, senza mai scendere a compromessi! Gaia ha avuto una vita molto burrascosa e, nonostante ciò, è rimasta una persona seria, dai sani valori e con i piedi ben piantati a terra. Io non ho vissuto le sue stesse esperienze, ma credo che da un certo punto in avanti, alcune similitudini caratteriali tra me e lei, si palesano.

Multi-intervista a Domenico Di Pinto

La multi-intervista è un’idea nata su Instagram e si differenzia dall’intervista classica perché le domande arrivano da più persone (altri autori, lettori, semplici curiosi, ecc.). Maggiori dettagli sull’idea nel post dedicato.

Ti piace scrivere chiuso in una stanza nel pieno silenzio o preferisci un luogo pubblico?

Dunque, come ho già detto molte volte, sono una persona che va a seconda dell’umore: se mi sento tranquillo, rilassato e in pace allora posso anche scrivere tranquillamente in pubblico, anzi, avere la gente attorno a me mi stimola, mi incuriosisce perchè diciamolo, sono un buon ascoltatore di natura. O qualcuno direbbe che non so farmi gli affaracci miei! Beh, in parte, vi spiego: se mi trovo in qualsiasi luogo e c’è della gente, io riesco ad ascoltare tutto quello che si dice, mi metto attento alle volte ad osservare e analizzare chi ho di fronte a me. Per molti può sembrare strano, ma è studio e lavoro anche quello per me. Una volta ho scritto qualcosa nel bel mezzo del chiasso di un McDonald’s: lascio a voi immaginare il contesto surreale ma nello stesso tempo per me una pace totale. A volte però, soprattutto nella fase dell’editing finale, quando sono nervoso e sotto pressione, ho bisogno di silenzio e concentrazione. Quindi, come ho già detto, sono molto umorale come persona.


Cosa c’è di te in Adam?

Wow! Io farei una contro domanda: cosa non c’è di te in Adam? Scherzi a parte, Adam è una parte di me, quindi di conseguenza c’è molto di lui in me. Dal punto di vista caratteriale e anche dal vissuto simile. Indubbiamente, tra tutte le qualità che io amo di Adam c’è quella del coraggio e perseveranza; non importa quello che succede o come andranno le cose perché Adam andrà avanti per la sua strada costeggiata da incognite e direzioni, spesso, sbagliate. In questo siamo molto simili io e lui, in altre cose forse un pò meno. Ma posso dire che c’è tanto di me in lui. Scoprirete leggendo Vite Intrecciate.


Ti rivedi più in Adam o in Chris?

Bella domanda questa qui perchè sono affezionato ad entrambi sinceramente. Sicuramente c’è, come ho già detto prima, molto di me stesso in Adam, diciamo il 70% mi rivedo in lui. Il restante invece in Chris (co-protagonista): sono due parti complementari della mia personalità in qualche modo, anche se sono totalmente due persone diverse e con bagagli di vita differenti.


Ti sei ispirato a esperienze personali o di persone a te vicine per questo libro?

Sì. Mi sono ispirato tantissimo ad alcune mie esperienze personali che ho vissuto anni fa e che mi hanno portato, diciamo così, alla vera considerazione e accettazione di me stesso: è stato un percorso parallelo quello mentre scrivevo perchè nel frattempo stavo costruendo me stesso, la mia persona. Il vero Domenico. Per quanto riguarda l’ispirazione verso persone più vicine a me? Mmm… direi un 50/50, ecco. Sicuramente c’è del vissuto personale anche di persone che conosco, ma il tutto è romanzato e fittizio com’è giusto che sia, d’altronde.


Mi piacerebbe sapere qual è l’impegno del tuo editore in fase promozionale. Grazie.

In fase promozionale, ahimè, davvero ben poco. La mia CE e il mio editore sicuramente si occupano della distribuzione del libro nelle librerie associate dei formati digitali e fisici con la quale hanno accordi, in più ho la possibilità di partecipare a fiere, eventi e fare presentazioni ricevendo anche ottimi sconti sull’acquisto del libro. Ma dal punto promozionale, devo essere estremamente sincero ben poco perchè in realtà mi sto occupando io di tutto quanto: contatto blogger per ricevere segnalazioni, anteprime, recensioni, prendere parte ad iniziative, interviste, dirette, eventi, ecc: sono l’ufficio stampa di me stesso. E vi dirò, sicuramente è estenuante e molto impegnativo, ma mi carica a pallettoni e mi fa amare sempre più questo lavoro, perchè per me, dopo il primo è il mio secondo lavoro questo qui.


C’è qualcosa di tuo nei personaggi? Un dettaglio fisico, caratteriale, un’esperienza anche se marginale?

Sì. In Adam c’è il coraggio e l’essere un inguaribile romantico. Fisicamente i capelli scuri e indomabili e gli occhi scuri e allo stesso tempo cangianti, per il resto niente perchè è più bello lui, lo ammetto, soprattutto per le fossette che si espandono quando inarca la bocca: è adorabile. In Chris forse la spavalderia e a tratti il suo egoismo. Fisicamente zero perché lui è il prototipo del “mio” principe azzurro: castano chiaro e occhi azzurri, quindi niente da fare. Esperienze personali sì, tante, direi tantissime di Adam e in parte di Chris.


Quanti volumi prevede la tua saga?

Vite Intrecciate prevede all’incirca tre volumi. O meglio, sicuramente sono tre quelli che chiudono l’arco narrativo di Adam, Chris e tutti quelli che intrecciano la loro vita alla loro. Però negli ultimi anni è balenata in me l’idea di dare “riscatto” a uno dei personaggi del romanzi che avrà un ruolo abbastanza importante ma verrà messo in secondo piano per esigenze della trama. Posso dire che sto pensando di creare uno spin off, un sequel del percorso di uno di loro. Un pò stile “Angel” spin off di “Buffy: l’ammazzavampiri”: per ora è top secret.


Cos’hai provato quando hai avuto la prima copia del tuo romanzo tra le mani? ☺️

Emozioni contrastanti: ero tesissimo, nervoso, ansioso e agitato perché spesso avevo sognato quel momento nella mia testa e quindi volevo che fosse tutto perfetto: tutto doveva andare come volevo. E devo dire che quando ho avuto la prima copia del mio romanzo tra le mani è stato emozionante e surreale: non ci credevo affatto che stesse succedendo. Avrò come minimo, circa una ventina di volte posato lo sguardo al libro mentre era sul comodino prima di andare a dormire. Ripeto, non ci credevo perchè finalmente, dopo anni, avevo realizzato il mio più grande sogno di sempre.


Mi piacerebbe sapere se questa è un’opera prima e, se no, quali altri libri hai scritto.

Vite Intrecciate è il primo romanzo che ho scritto e pubblicato. Poi nel 2023, perché prima non credo, uscirà il secondo volume: ma ci sto lavorando quando il tempo me lo permette. Al momento sto lavorando inoltre a un altro romanzo, sempre un M/M e New Adult ma che ha sfaccettature diverse e mondi differenti da Vite. Una storia nata in questi ultimi due anni dopo la pandemia, ma che ha preso piede di più l’anno scorso, in particolare d’estate. Le mie storie nascono tutte d’estate: non so spiegare il motivo. Forse perchè in me avviene un risveglio in quel periodo, credo. Ho già presentato il romanzo ad una CE molto nota nell’ambito e nel genere e verrà pubblicato l’anno prossimo. Come ho già detto, ho i tempi serrati e devo sbrigarmi nel portare a termine molte cose, ma sono felice che conoscerete anche questo nuovo romanzo che io definisco, secondo il mio modo di scrivere, “inedito”e super eccitante. Condito finalmente da qualcosa in cui poco mi cimento: il sesso. Ci sarà da divertirsi perché è una specie di mashup tra Sex And The City e Queer As Folk ma con aggiunta il mio stile per rendere unica la storia.


Ti sei occupato tu della revisione, correzione di bozze ed editing?

Allora, per la correzione di bozze, all’inizio mi sono affidato ad una ragazza, anche lei scrittrice e correttrice bozze che avevo conosciuto su Wattpad la quale si era proposta di darmi una mano. Poi per la revisione ho continuato da solo, mi ha aiutato una persona soltanto per i primi dieci capitoli e il resto me la sono vista tutta io. Infine, dopo averlo scritto, terminato e aver deciso di presentarlo alle case editrici, l’ho consegnato alla mia editor, Valeria Messina, un’altra scrittrice e editor professionista conosciuta su Wattpad, che si è occupata di lavorare all’intero editing del romanzo ma ovviamente con la mia supervisione: è stato un lavoro di squadra assortito, folle, stancante ma bellissimo!


Quanto tempo è passato tra l’ideazione della trama e la stesura del manoscritto finale?

In realtà è passato tanto tempo tra le due fasi. La trama l’avevo scritta fin da subito, anche se nell’arco del tempo e degli anni ha subito vari cambiamenti dettati anche dal filone stesso della storia, ma in maniera del tutto parziale perché alla fine è sempre stata fedele all’originale. Per la stesura del manoscritto finale ci è voluto di più, forse, non lo so, quattro anni di lavorazione? Sì, direi all’incirca che questo è stato il tempo massimo di lavorazione e di passaggio dopo la trama. Durante la stesura e l’editing subiva variazioni continue e massicce il manoscritto, quindi in qualche modo i tempi si allungavano nettamente di più rispetto a quando è stata scritta la trama.

Multi-intervista a Marisa Ladisa

La multi-intervista è un’idea nata su Instagram e si differenzia dall’intervista classica perché le domande arrivano da più persone (altri autori, lettori, semplici curiosi, ecc.). Maggiori dettagli sull’idea nel post dedicato.

Com’è nata l’idea di scrivere LA SCHIAVA ROSSA e in che percentuale sei stata ispirata dalla realtà e quanto dalla fantasia?

L’idea è nata in una fredda notte invernale, nella quale non riuscivo assolutamente a prendere sonno. Così ho posizionato il mio pc sulle gambe ed ho cominciato a cercare un libro che davvero mi andasse di leggere… ma dopo un’ora di ricerche non avevo ancora trovato qualcosa che mi gridasse a gran voce “LEGGIMI!”. Così ho iniziato ad interrogarmi sul “cosa avrei davvero voluto leggere”… cosa stavo cercando? Di quale storia necessitavo in quel momento? Così ho iniziato a fantasticare, ho aperto una pagina word vuota e ho scritto di getto tutto ciò che la mia mente partoriva. E da quello che inizialmente credevo fosse solo un passatempo contro l’insonnia, è nato il libro che avrei tanto voluto leggere quella notte 😄. Inizialmente ero fermamente convinta che “La schiava rossa” fosse 100% frutto della mia fervida immaginazione. Ma quando le persone che mi conoscono bene hanno letto il romanzo, la first reaction è stata più o meno questa: “Ma la protagonista sei TU!” 😳 Le reazioni di questo tipo sono state tante, a quel punto ho dovuto riprendere in mano il romanzo e rileggerlo per la millesima volta, ma stavolta in modo distaccato. Solo allora mi ero resa conto che Lara (la protagonista) mi rappresenta moltissimo sotto tanti aspetti, così come un paio di accadimenti avvenuti nella storia… Ma non spoilero.. 😉

Cosa preferisci scrivere in un romanzo (dialoghi, descrizioni)? E cosa invece trovi più difficile?

Prediligo assolutamente i dialoghi! Perché nelle conversazioni, ogni parola ha un peso importante. Non amo i dialoghi sterili, quelli in cui si parla del tutto e del niente. Nella schiava rossa, ogni dialogo gioca un ruolo significativo nella storia. I dialoghi fanno entrare nella mente del personaggio, ti permettono di conoscerlo a fondo tanto quanto le loro azioni, le loro reazioni.❤️ Ogni dialogo è stato scritto immaginando di essere davvero dentro la scena, pensando a cosa davvero avrei fatto se fossi stato in lui o lei (Nella schiava rossa ci sono 3 POV, uno femminile e due maschili)

Il titolo del libro è nato prima o alla fine dell’opera? Un titolo piuttosto inquietante: che cosa ti ha guidato in questa scelta?

Il titolo è stato l’ultimissima cosa che ho scelto, assieme alla copertina. Questo perché avevo sì in mente una storia in particolare, ma i personaggi erano vivi. Ogni azione ed ogni loro dialogo mi provocava emozioni, ed in base all’emozione che mi avevano suscitato, le loro sorti, così come la sorte della storia stessa, cambiavano. Attribuire subito un titolo mi avrebbe legata troppo, quando ancora tutto era possibile, quando le sorti di ognuno di loro erano ancora tutte appese ad un filo 😊

Come hai scelto il titolo? Complimenti, davvero d’impatto!

Il titolo in realtà ha più motivazioni… La prima la si può dedurre dal colore dei capelli rossi di Lara la protagonista. Ma in realtà c’è una motivazione molto più profonda e complessa che non ha nulla a che fare con la colorazione della sua folta chioma. Ma questo lo si scopre solo verso la fine del romanzo… 😉

Ti ispiri a qualche autore in particolare?

In realtà non mi ispiro a nessun autore in particolare perché nella mia testa matta, la fantasia è una di quelle cose che non manca mai. Però, se dovessi fare un nome di un’autrice che mi piace molto, direi Marilena Barbagallo, della quale ho amato la serie Black Dynasty 😊

Non ho letto il libro e la mia è forse una provocazione… Dark fantasy romance…non sarà troppe cose insieme? Secondo te qual è lo stile al quale si avvicina di più e per quale motivo un lettore dovrebbe leggere il tuo romanzo? In quale genere letterario potrebbe essere inquadrato il tuo romanzo?

Dark Fantasy Romance… eh sì sembra davvero lungo! Fa pensare ad un pastrocchio, un’accozzaglia di cose buttate lì tutte insieme… un minestrone di generi, anziché di verdure! 🥴 Eppure è una ricetta che penso mi sia venuta davvero bene! Questo perché ogni ingrediente l’ho ben dosato ed inserito nel momento giusto della mia “stramba ricetta”…
La schiava rossa parla di amori impossibili, di amicizie forti, di crudeltà, giochi di potere, astuzia, sopravvivenza, un susseguirsi di misteri… e un pizzico di fantasy. Principalmente sentirai il sapore del Dark Romance, poi, man mano, sentirai quella piccola nota di fantasy, come l’aggiunta di una spezia che, se ben dosata, non rovina il piatto, ma lo esalta. 🥰 Quindi buon appetit… ehm, buona lettura! 😉 Un lettore dovrebbe scegliere di leggere La schiava rossa se sente l’esigenza di avere tra le mani una storia che è un’altalena di emozioni. Dunque, se il lettore ha voglia di: ridere, incazzarsi, incuriosirsi, eccitarsi, scioccarsi, innamorarsi, sbattere la testa al muro… allora è il libro giusto 😊

Hai trovato ispirazione nei sogni?

I sogni mi hanno dato qualche spunto di riflessione ogni tanto, ma credo che fosse perché arrivavo a fare notte per scrivere alcune scene e la mia mente era continuamente vessata dai miei personaggi… 😂 Però le idee migliori le ho avute da sveglia 😃

Qual è il tuo posto preferito per scrivere?

Il mio posto preferito per scrivere è sulla mia minuscola scrivania larga 50 cm nel sottoscala di casa mia 😅 Fa molto stile Harry Potter pensandoci 😂 Ma le cose fondamentali per me erano queste: Le cuffie ben piazzate sulle orecchie (all’inizio del romanzo è inserita una mini playlist delle canzoni che hanno ispirato alcune scene), una candela accesa per dare atmosfera e… il mio adorato tè caldo ai frutti rossi ☕ se ho queste cose, posso scrivere davvero ovunque 😄

Multi-intervista a R. A. Eller

La multi-intervista è un’idea nata su Instagram e si differenzia dall’intervista classica perché le domande arrivano da più persone (altri autori, lettori, semplici curiosi, ecc.). Maggiori dettagli sull’idea nel post dedicato.

Volevo complimentarmi con te per la saga di “The Gunsight” e a tal proposito, vorrei chiederti a cosa ti sei ispirata per scriverla. Com’è nata l’idea della storia?

Grazie mille! La storia di Gunsight è nata a seguito di un articolo letto su un blog che parlava di matrimoni di lusso… So che può sembrare che non c’entri nulla, ma l’ispirazione è venuta da lì.
Personalmente sconoscevo l’esistenza del “fotografo di lune di miele” e ricordo di essermi chiesta che tipo potesse essere un uomo che faceva un mestiere del genere e cosa faceva quando tornava a casa dopo una lunga luna di miele non sua. “SE ritorna a casa”, mi rispose la mia mente con una vocina curiosa. Come da questo sia venuta fuori una Spy Story ve lo lascio scoprire da soli…

Hai letto molto storie di spionaggio, indagini, storia americana?

Ho letto alcuni romanzi di spionaggio (non moltissimi) e parecchi saggi su come funzionano le agenzie governative negli Stati Uniti. Non è sempre facile recuperare materiale e i film sono parecchio fuorvianti. In generale ho sempre avuto una passione smodata per gli USA fin da bambina e l’argomento mi appassiona.

Sicuramente sei una lettrice: che generi preferisci e se c’è un preferito o preferita.

Sono una lettrice onnivora e leggo veramente di tutto, ma il mio genere preferito è il thriller. I miei autori preferiti sono Zafòn e JK Rowling (anche in versione Robert Galbraith), di loro leggerei perfino la lista della spesa!

Qual è “il tuo scatto perfetto”? Mi riferisco all’obiettivo al centro copertina del primo libro.

Non sono una brava fotografa, ahimé, ma “lo scatto perfetto” per me è un’immagine che racchiude in sé un’emozione e un momento magico… In questo caso, a inizio libro, Aja Sofija al tramonto con le sagome in controluce di due innamorati…

Mi piacerebbe sapere se sei stata nei luoghi dove si sviluppa la storia.

In molti sì, ma non in tutti, purtroppo. Amo viaggiare, ma in alcuni set ci sono stata prima con Google Earth e poi fisicamente. Una delle cose più belle di scrivere è che posso andare dappertutto!

La trama mi riporta molto al film “Sotto assedio”, c’è qualche collegamento tra il film e la scelta del genere letterario?

Uuuhh, che flash questo film! L’ho visto in aereo! Non è uno dei miei preferiti in verità, ma amo i film d’azione e credo che si sia notato abbastanza in questa serie. Volevo proprio scrivere un libro che fosse dinamico come un film d’azione.
Non fatevi ingannare dalla quarta di copertina, però: il “problemino” alla Casa Bianca è solo la punta dell’Iceberg!

Come scegli i nomi dei tuoi personaggi?

Trovare il nome dei personaggi è sempre un problema, almeno per me. Per quel che mi riguarda devono essere semplici e orecchiabili, specialmente se è una storia corale (io ad esempio ho la memoria di una zanzara). Per questa saga, però, trovare il nome dei protagonisti è stato abbastanza semplice perché più o meno tutti quelli principali hanno una ragione per chiamarsi in quel modo.

Ti identifichi in qualche personaggio della tua saga? Se si, quale?

Ehehehe… Nì. Non ce n’è soltanto uno con cui mi identifico. C’è un lato di me in ognuno di loro, nessuno escluso.

A che età ti sei appassionata alla scrittura?

Alla scrittura vera e propria intorno ai tredici anni, quando ho iniziato a essere troppo grande per giocare con le bambole! Ho sempre inventato storie e da allora ho iniziato a buttarle su carta…

Cos’è per te la scrittura? Lavoro, passione, sogno, un po’ di tutto questo, altro?

La scrittura per me è innanzi tutto una necessità. Se non scrivessi ogni giorno probabilmente inizierei a parlare da sola per strada e sembrerei matta. È una passione, sicuramente. Mi fa stare bene e mi diverte. Sogno, come tutti gli autori, che diventi qualcosa di più di un hobby ma chiamarlo “lavoro” non mi piace molto, anche se l’impegno che ci metto è tanto.

Rispetto alle saghe mi ha sempre incuriosito capire come nascono nella mente dell’autore. Hai realizzato alla base l’intero progetto e prima della stesura hai valutato come dividerla nei diversi volumi o sei partita da un’idea base per il primo libro e altri sono nati successivamente?

Ho concepito la saga di Gunsight come un libro unico.
Il primo volume, di per sé, ha una trama molto semplice e ha il compito di presentare i personaggi principali e l’ambiente in cui operano. È autoconclusivo perché la storia principale ha un epilogo, ma resta aperta una sottotrama che poi darà vita alla storia vera e propria che inizierà nel secondo romanzo.
Il terzo capitolo, DORA, rappresenta il cuore della saga. Il momento in cui tutti gli equilibri creati vengono rotti. Il quarto e il quinto hanno l’arduo compito di concludere la storia.
Originariamente dovevano essere solo quattro, ma alla fine c’era un piccolo tassello che non aveva trovato la sua collocazione e ho dovuto rimediare.

I libri già pubblicati e disponibili su Amazon:

Intervista a Linda Stella Coltro

Dopo aver avuto il piacere di leggere Le nostre maschere, Linda ha acconsentito anche a soddisfare la mia curiosità, rispondendo alle domande che mi giravano in testa.

Prima di cominciare, Linda si presenta brevemente: sono nata a Milano e dopo aver vissuto a Verona per 24 anni, da 7 vivo nella mia città natale. Lavoro e faccio anche l’attrice e la cantante per una compagnia di musical, un sogno che diventa realtà perché mi permette di godermi le mie più grandi passioni insieme a delle persone che adoro.


Partiamo con una domanda ovvia, com’è nata la passione per la scrittura? E a che età hai iniziato?

Da piccola scrivevo storielle su un piccolo block notes, ma la passione è arrivata ufficialmente a sedici anni, quando ho iniziato a scrivere e pubblicare fanfiction, fino a concentrarmi su storie originali.

Hai già diversi romanzi all’attivo, di genere diverso. Decidi prima cosa scrivere, oppure “vedi come va”?

La maggior parte dei miei romanzi sono nati da sogni che non riuscivo a dimenticare e per questo sentivo il bisogno di trasferirli in un nuovo libro.

C’è un genere nel quale ti riconosci di più?

Anche prima di iniziare a prendere sul serio la scrittura, il mio genere è sempre stato quello romantico/drammatico. Mi piacciono tanto anche i fantasy come Harry Potter e Percy Jackson e prima o poi spero di riuscire a scriverne uno.

C’è un romanzo, tra quelli pubblicati fino a ora, a cui sei maggiormente legata?

Il cuore del mostro, perché l’ho iniziato quando frequentavo la scuola, perciò quando ero ancora una ragazza e l’ho pubblicato qualche anno dopo il diploma. Lo considero il romanzo che mi ha accompagnato in un pezzo importante della mia vita…

Stai già lavorando a un nuovo libro?

Ho finito da poco di scrivere un romanzo di genere erotico (e NON è ispirato a Cinquanta sfumature), che uscirà a giugno, ovvero durante il Pride Month e intanto sto già lavorando ad un’altra storia.

Dal tuo profilo si evincono altre passioni, come musica e fotografia. Riesci a conciliare tutto?

A causa del Covid, sono stata costretta ad interrompere gli studi di fotografia, che ho intenzione di riprendere in futuro, ma di recente sono riuscita ad avverare un mio vecchio sogno, ovvero far parte di una compagnia di musical e voglio godermelo fino in fondo. E il bello è che, oltre a non portarmi via tempo dalla scrittura, aumenta la mia ispirazione.

Raccontaci qualcosa dei tuoi tatuaggi

Al momento ne ho cinque, tutti sulle braccia e in punti che si possono nascondere, scelti apposta per non rischiare il pentimento in futuro. Uno è dedicato ai miei genitori e gli altri alle più grandi passioni della mia vita, comprese la Disney e Harry Potter, per la maggior parte scritte, i tatuaggi che preferisco. In futuro so già che ne farò uno dedicato alla mia cagnolina e anche alle due che avevo quando ero piccola.

Domanda aperta: racconta quello che ti va, qualcosa di cui non abbiamo ancora parlato!

Un’altra mia grande passione è il cinema, soprattutto le commedie romantiche, i fantasy e i biophic. Inoltre, quando scrivo un romanzo, quasi sempre do ai miei personaggi volti di attori famosi per sviluppare meglio la storia, come mi capita anche quando leggo libri di cui esiste anche il film.

Un ringraziamento all’autrice per la disponibilità e la simpatia e un promemoria per voi: Linda ha al suo attivo già diversi libri, che trovate su Amazon:

– Cold love
– White dress
– Il cuore del mostro
Le nostre maschere
– Il tesoro dell’avventura
– Il fantasma che è in me
– Un angelo a Notting Hill

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