Fuga a Est di Maylis de Kerangal, Ed. Feltrinelli

Si possono riassumere le vite di due persone con le relative paure, la voglia di libertà e il desiderio di fuga in meno di cento pagine? Si può, sì, e la de Kerangal ci riesce benissimo, in questo breve e intenso romanzo.

Siamo sulla Transiberiana, un’umanità variegata attraversa la Russia verso una destinazione ignota ai più; ignota, perché buona parte dei passeggeri sono ragazzi diretti al fronte e non conoscono la località di assegnazione finale. Alësa è ancora incredulo, incapace di accettare l’idea di essere su quel treno, forse diretto verso la Siberia e senza alcuna speranza di tornare indietro.

Accanto a loro gli altri passeggeri, famiglie rumorose con bambini e poi Hélène, viaggiatrice francese in fuga dall’amante. Anton, all’inizio affascinante ed esotico, tornato in Russia sembra un altro; è diventato un mero burocrate, un burattino da cui sente il bisogno di allontanarsi al più presto.

Nemmeno vent’anni Alësa, quasi il doppio Hélène; due vite che non hanno nulla in comune, nemmeno la lingua, che si ritrovano accomunate dal desiderio di sfuggire al proprio destino.
Gli sguardi notturni mostrano però cose che, alla luce del giorno, si scoprono diverse. Solo il bisogno di allontanarsi è immutato, mentre la sensazione di soffocamento prende anche il lettore, quando il sergente cerca il giovane che non si trova più.

Perché Hélène lo aiuta? E la 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘰𝘥𝘯𝘪𝘵𝘴𝘢, la hostess? Vuole aiutarlo o tradirlo? Bastano gli sguardi per comunicare le emozioni e comprendersi?

Una storia che mi ha emozionata, perché nonostante la brevità mi ha trasmesso la sensazione di fuga, di movimento, di intimità e soprattutto di sostegno; quella solidarietà che non ha bisogno di parole, ma di gesti concreti. Molto bello.

Il libro è disponibile su Amazon.

Diario russo di Anna Politkovskaja, Ed. Adelphi

Ci sono libri che hanno bisogno di essere scritti e soprattutto di essere letti, perché è necessario conoscere la verità per cercare di porre rimedio a certe situazioni.

Questo diario della Politkovskaja non avrei potuto leggerlo in un momento migliore (o forse peggiore, dipende dai punti di vista) e, pur coprendo gli anni dal 2003 al 2005, permette di capire molto della realtà russa e anche, secondo me, di come si sia arrivati all’attuale situazione politica.

La narrazione sotto forma di diario, se da un lato alleggerisce la lettura – perché tra le mani abbiamo, in pratica, un reportage – dall’altro rende ancora più vivide le descrizioni dell’autrice, la cui penna da giornalista traspare da ogni resoconto, da ogni descrizione e da ogni giudizio.
Pagina dopo pagina, crolla il velo che nasconde un regime dittatoriale che non ha, guarda caso, alcun oppositore; emergono gli abusi di potere, la corruzione, gli omicidi o le sparizioni… Un libro che è un pugno nello stomaco, perché costringe ad accettare una realtà che molti fingono di non vedere.

Mi dicono spesso che sono pessimista, che non credo nella forza della gente, che ce l’ho con Putin e non vedo altro. Vedo tutto, io. È questo è il mio problema.

Anna Politkovskaja venne assassinata nel 2006.

Disponibile su Amazon.

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