Multi-intervista a Fabio Valerio

La multi-intervista è un’idea nata su Instagram e si differenzia dall’intervista classica perché le domande arrivano da più persone (altri autori, lettori, semplici curiosi, ecc.). Maggiori dettagli sull’idea nel post dedicato.

Tre libri, tre generi diversi. In quale dei tre ti sei trovato più a tuo agio? Hai intenzione di esplorarne altri?

Sicuramente non nel primo. Il primo è uno pseudo saggio sociale/morale che mi ha impegnato tantissimo per scriverlo. Ho studiato, letto, ragionato, pensato, cancellato, tolto, aggiunto…
Il secondo è stato semplicissimo. In pochi giorni era completo.
Il terzo l’ho scritto senza consapevolezza. Avevo voglia di scrivere e mi sono messo al pc, dopo un paio di mesi ho terminato una storia che ora non saprei sicuramente riprodurre. Mi è piaciuto molto scoprire man mano l’evolversi del racconto, senza averlo ragionato a priori.
Sì, sto lavorando a tre idee completamente diverse tra loro e diverse anche dai precedenti scritti.

Cosa ti spinge a scrivere?

La curiosità. Io sono convinto di quanto diceva Cartesio, cioè che in un qualche posto all’interno di noi ci sono già le nozioni e le verità di cui abbiamo bisogno, necessitiamo solo di trovare il metodo per farle uscire fuori. Scrivere è il mio modo per poter lasciare andare l’intuitività.

Stando a ciò che scrivi sui social, la scrittura per te è divertimento. Ma è vero?

Mi diverte molto, sì. E mi diverte sorprendermi e lasciare andare la penna. Mi diverte anche usare un po’ di ironia, soprattutto nei pensieri brevi.

Che peso dai alla “lentezza”, non solo nel libro, ma nella vita.

Vivo a Roma, una città caotica e stressante. Odio questo stile di vita e amerei vivere in un ambiente più a portata di umano, più “lento”. Mi piacerebbe poter osservare il mare e sedermi su una panchina, mentre vado a comprare il pane.

Credi nel destino?

Credo al destino come l’insieme delle scelte applicate durante l’arco dell’esistenza di ognuno, considerando anche il prima e il dopo la permanenza qui. Il discorso è complesso e forse ancora in fase di ricerca, ma in sintesi credo si venga qui per un motivo ben preciso, si fanno tante scelte “liberamente” e poi si tirano le somme. Dopodiché ci si riprova, si ricomincia.

Fonti d’ispirazioni e luogo preferito dove scrivere.

L’ispirazione può venire da qualsiasi oggetto o esperienza, però vado molto a ripescare nel vissuto, nel passato. Luogo obbligato è il mio micro studio di 1mq.

La storia ha riferimenti personali?

Tutto quello che scrivo sono io. Che sia una storia inventata o meno, sono ovunque, nei miei scritti.

Qual è l’incipit più bello che hai scritto, quello che ancora ti citi in testa, soddisfatto?

Credo di non aver sbagliato l’incipit di “Un giorno lento“, mi reputo sufficientemente soddisfatto, ma anche se così non fosse, avrei comunque lasciato all’intuizione di decidere come partire. Sono curioso di vedere negli altri, come affronterò le aperture.

Quanto è importante la riflessione per la mente? Cos’è per te la riflessione?

Non sono un amante delle riflessioni, nonostante sembri un riflessivo, visto da fuori.
Faccio finta di esserlo e poi vado a istinto. Spesso ragiono molto dopo il compiuto e mi dico che ho fatto bene a fidarmi. Quando non ci prendo, alzo le spalle e riprovo.

Fabio ha al suo attivo tre libri, disponibili su Amazon:
– Un giorno lento
– Cosa ho imparato durante (e grazie) il Coronavirus
– Nuovo libretto delle arti magiche vol. 1

Un giorno lento di ero Fa al biVio (Fabio Valerio)

𝘼𝙡𝙥𝙝𝙤𝙣𝙨𝙚 – 𝙙𝙚𝙩𝙩𝙤 𝘼𝙡 – 𝙩𝙤𝙧𝙢𝙚𝙣𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙩𝙖𝙜𝙤𝙣𝙞𝙨𝙩𝙖 𝙛𝙧𝙖𝙣𝙘𝙤-𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙧𝙖𝙘𝙘𝙤𝙣𝙩𝙤, 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙩𝙧𝙤𝙫𝙖 𝙞𝙢𝙥𝙧𝙤𝙫𝙫𝙞𝙨𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙘𝙖𝙩𝙖𝙥𝙪𝙡𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙣𝙚𝙡 𝙫𝙚𝙘𝙘𝙝𝙞𝙤 𝙒𝙚𝙨𝙩, 𝙩𝙧𝙖 𝙢𝙞𝙨𝙩𝙚𝙧𝙞, 𝙖𝙢𝙤𝙧𝙞 𝙚 𝙘𝙤𝙡𝙥𝙞 𝙙𝙞 𝙨𝙘𝙚𝙣𝙖. 𝙐𝙣 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙛𝙞𝙨𝙞𝙘𝙤 𝙚 𝙞𝙣𝙩𝙧𝙤𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙞𝙫𝙤, 𝙗𝙧𝙚𝙫𝙚 𝙚 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙣𝙨𝙤…

Ok, ve lo dico subito: queste poche righe non danno assolutamente idea del tipo di romanzo che si ha tra le mani.
𝙐𝙣 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙤 𝙡𝙚𝙣𝙩𝙤 non è una storia d’amore né un romanzo western; è piuttosto la narrazione di un viaggio dentro se stessi, alla ricerca di quella ferita che ci impedisce di vivere serenamente.

È un libro non sempre semplice da comprendere, con personaggi particolari la cui natura si capirà solo nel finale. I protagonisi sono bloccati in questo 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘰, questo limbo che sembra trattenere chi arriva; c’è però una ragione ben precisa per tutto ciò che accade.

In un’alternanza di voci e di periodi temporali diversi, tra flashback, rimorsi, amori infiniti e amicizie incrinate, il romanzo scorre lento, ma non lento perché pesante o noioso, no! Lento perché questo è il ritmo necessario affinché le emozioni trovino le parole adatte a esprimersi e perché ogni piccolo pezzo del puzzle vada al suo posto.

Una storia molto particolare, che nonostante qualche punto non proprio chiaro e qualche refuso, colpisce il lettore, trasportandolo con sé nello sperduto villaggio in mezzo al deserto, da Al e Dena. Una storia della quale non posso dire di più, senza svelare troppo. Posso solo consigliarvi di leggerlo.

Disponibile su Amazon.

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