Il dubbio di Matsumoto Seichō, Ed. Adelphi

Io e gli autori giapponesi abbiamo un rapporto conflittuale, lo confesso; Matsumoto Seicho, però, è una gradita eccezione, confermata anche da questo romanzo.

Onizuka Kumako è una donna molto bella, ex entraineuse con precedenti per aggressione, interessata solo alla ricchezza e legata alla Yakuza. Quando sposa un ricco vedovo, nessuno crede che sia per amore. Quando, dopo pochi mesi e dopo aver stipulato delle assicurazioni sulla vita, l’uomo muore in un incidente d’auto mentre lei rimane illesa, nessuno è disposto a credere alla sua innocenza.

Proprio intorno al dubbio sulla colpevolezza o meno di Onizuka si sviluppa questo intricato giallo, che non è tanto volto alle indagini quanto all’analisi della psiche umana e dei giapponesi.

Con un passato simile, tutti sono pronti a condannare la donna, a cominciare dal cronista Akitani Moichi. Alla ricerca di uno scoop, l’uomo scava nel passato di Onizuka, la demonessa, enfatizzandone gli aspetti peggiori e sobillando l’opinione pubblica. Pur se la donna continua a proclamarsi innocente, nessun avvocato accetta difenderla e il tribunale nomina un difensore d’ufficio, Sahara Takukichi.

Le possibilità di assoluzione per lei sembrano prossime allo zero, invece Sahara prende a cuore il caso, indaga a fondo, fa simulazioni e analisi, con grande preoccupazione di Akitani Moichi.
Perché il cronista è così coinvolto? Qual è davvero la verità? Fin dove si può spingere un uomo per scoprirla o per nasconderla?

Un colpo di scena, un punto di vista inatteso chiude un giallo all’apparenza lineare, che apre uno spiraglio sugli aspetti peggiori della società giapponese.

Il romanzo è disponibile su Amazon.

Memorie di un baro di Sacha Guitry, Ed. Adelphi

Conoscevo Sacha Guitry come attore e regista e mi aveva colpita ciò che avevo letto di lui e su di lui, del suo pensiero e del modo di affrontare la vita. Oggi Adelphi ci regala questo breve romanzo, tradotto per la prima volta in Italia, che ho amato dalla prima all’ultima pagina.

Intriso di ironia e satira, il libro racconta la vita del protagonista, a partire dai dodici anni. Il bambino è in castigo per aver preso delle monete senza permesso, così gli vengono negati i funghi per cena… Peccato che si tratti di funghi velenosi, così la sua intera famiglia, ben undici persone, viene spazzata via e lui resta solo al mondo… Si, ero vivo perché avevo rubato. Di lì alla conclusione che gli altri erano morti perché erano onesti… E quella sera […] mi feci un’idea della giustizia e del furto un po’ paradossale, ma che quarant’anni di esperienza non hanno cambiato di una virgola.

Inizia allora una nuova vita, prima con gli zii dove si rende conto di colpo che stava diventando un bambino maltrattato e così parte, va a cercare lavoro – la cosa più divertente che esista, secondo lui – prima negli hotel, da una città all’altra, fino a diventare un baro. I bari sono spesso equiparati ai ladri. Niente di più sbagliato, secondo me. […] Barare, invece, significa intralciare i progetti del caso […] e non solo contrastare l’operato del caso, ma addirittura sostituirsi a lui. Io baro – ergo, il caso sono io.

Tra una riflessione e l’altra – sui soldi e sul loro valore, sul caso che domina il gioco e l’intera vita, su come barare e contro chi, sulla guerra, sulle donne, su tutto – il romanzo si srotola permettendoci di accompagnare quel ragazzino da una famiglia allargata alla solitudine, da Parigi a Monaco, da un hotel a un casinò, a prendere moglie o a ritrovare un amico.

Lo vedremo accumulare una fortuna, barando, per poi perderla quando scoprirà che il gioco onesto ha un altro sapore. Quando si è giocatori, giocatori sul serio, non si può barare: non ci si può sostituire al caso. Quando si è giocatori, giocatori sul serio, non si può barare: non ci si può sostituire al caso.

Un romanzo difficile da definire, che deve essere letto per poterne cogliere le tante sfumature. Consigliatissimo.

Essere ricchi, lo ripeto, non è avere soldi: è spenderli. I soldi hanno valore solo quando vi escono nelle tasche. Non quando ci entrano. Se volete che una banconota vi renda i cinque franchi della suo titolo, dovete spenderla, altrimenti è solo un pezzo di carta.

Disponibile su Amazon.

I baffi di Emmanuel Carrère, Ed. Adelphi

Oggi voglio parlarvi di un libro particolare che, sotto un’apparenza semplice e giocosa, nasconde una trama intricata, in cui è la psiche umana la vera protagonista.

Abbiamo una coppia serena, una moglie che esce per commissioni e un marito che, per farle uno scherzo, decide di tagliarsi i baffi che porta da sempre. In fondo, è una cosa temporanea e poi lei cambia continuamente pettinatura, no? Pensa questo radendosi e, dopo averlo fatto, aspetta con trepidazione il ritorno di lei, curioso di vederne la reazione e poi di riderne insieme… Ma qualcosa non va come si aspettava!
Agnès non nota nulla e lo stesso accade quando escono per incontrare gli amici. Nessuno nota il cambiamento. L’idea che si tratti di uno scherzo ben congegnato crolla quando, messa la donna alle strette, scoppia a piangere, gli chiede di smetterla e gli consiglia di rivolgersi a uno psichiatra, perché lui… non ha mai avuto i baffi!

Inizia così il tormentato percorso interiore del protagonista, che non trovando nessuno che supporti la sua idea di aver sempre portato i baffi, nonostante le foto sembrino dargli ragione, comincia a dubitare e a chiedersi se è davvero impazzito.
La vita quotidiana potrebbe essere sempre la stessa, tutto potrebbe continuare con regolarità se lui ignorasse quel dettaglio, ma non riesce. Il tarlo del dubbio non gli dà pace. Alla paura di essere impazzito, subentra l’idea che qualcuno voglia farlo impazzire davvero, magari la moglie con un ipotetico amante… E così, passando da un’ipotesi all’altra, l’unica soluzione gli sembra la fuga e da Parigi vola a Hong Kong.

Solo, in una nuova città, le congetture si susseguono; spunta l’idea che farsi ricrescere i baffi possa far tornare tutto come prima ma, quando crescono, lui decide di tagliargli di nuovo e… Cosa succederà dopo? Qual è la realtà? In quella camera d’albergo a Hong Kong è davvero da solo?

Un romanzo particolare, disturbante direi, perché l’incertezza che permea l’intera storia, i dubbi e i timori, passano dal protagonista al lettore. Una lettura intrigante, con un finale inatteso.

Disponibile su Amazon.

Diario russo di Anna Politkovskaja, Ed. Adelphi

Ci sono libri che hanno bisogno di essere scritti e soprattutto di essere letti, perché è necessario conoscere la verità per cercare di porre rimedio a certe situazioni.

Questo diario della Politkovskaja non avrei potuto leggerlo in un momento migliore (o forse peggiore, dipende dai punti di vista) e, pur coprendo gli anni dal 2003 al 2005, permette di capire molto della realtà russa e anche, secondo me, di come si sia arrivati all’attuale situazione politica.

La narrazione sotto forma di diario, se da un lato alleggerisce la lettura – perché tra le mani abbiamo, in pratica, un reportage – dall’altro rende ancora più vivide le descrizioni dell’autrice, la cui penna da giornalista traspare da ogni resoconto, da ogni descrizione e da ogni giudizio.
Pagina dopo pagina, crolla il velo che nasconde un regime dittatoriale che non ha, guarda caso, alcun oppositore; emergono gli abusi di potere, la corruzione, gli omicidi o le sparizioni… Un libro che è un pugno nello stomaco, perché costringe ad accettare una realtà che molti fingono di non vedere.

Mi dicono spesso che sono pessimista, che non credo nella forza della gente, che ce l’ho con Putin e non vedo altro. Vedo tutto, io. È questo è il mio problema.

Anna Politkovskaja venne assassinata nel 2006.

Disponibile su Amazon.

L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon, Ed. Adelphi

Sarò banale, ma Georges Simenon è uno scrittore che apprezzo sempre, ancora di più quando leggo romanzi indipendenti, il cui protagonista non sia Maigret (di quelli, ne avrò letto solo una decina ).
Questo libro, poi, è una vera chicca, secondo me.

La routine di Kees Popinga – la cui vita scorre serena e appagante solo in apparenza – viene improvvisamente sconvolta dalla bancarotta fraudolenta dell’azienda per cui lavora. Un confronto col diretto responsabile dell’accaduto sembra aprirgli di colpo gli occhi e, da quel momento, l’uomo non è più lo stesso. Lascia la famiglia senza un saluto né un rimpianto e prende finalmente un treno, invece di continuare a guardarli di nascosto (l’unica sua gioia, in una vita noiosa). Da quel momento, gli eventi si susseguono inaspettati e lui diventa un ricercato in fuga!

Figura particolare che incarna, nello stesso tempo, l’uomo normale e il folle assassino, Popinga sembra non capacitarsi di come la società possa fraintendere i suoi atteggiamenti e le sue scelte, di come possa non capire le sue motivazioni e non riconoscerne le capacità.

Nella sua ricerca di una libertà totale, Kees sembra deciso a travalicare qualunque limite e, lucido nella sua follia, cerca persino di far capire agli altri la verità (o almeno, la sua verità), nel tentativo di farsi tributare – dalla società, dalla polizia, da tutti – quei meriti che ritiene gli siano dovuti. Qual è l’interruttore che scatena certi atteggiamenti? Basta davvero così poco per trasformare una persona tranquilla e stimata, in un uomo paranoico e allucinato? Un anti-eroe nel classico stile di Simenon, che con questo romanzo (ancora oggi attualissimo) apre a riflessioni su libertà, condizionamenti e, perché no, anche solitudine e depressione.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora